Oggi esistono due realtà che si richiamano al nome dell’Ordine di Santo Stefano. Il primo, autentico e storico, è l’Ordine di Santo Stefano Papa e Martire, fondato nel 1561 da Cosimo I de’ Medici, di natura statuale Nazionale (“di Corona”), il cui attuale Gran Maestro è S.A.R. il Granduca Titolare Ottaviano de’ Medici di Toscana. Il secondo, invece, è un ordine creato nel 1972 da Goffredo d’Asburgo Lorena, di natura dinastico-familiare straniera , privo di continuità storica con l’originale e riconosciuto dallo Stato italiano ai sensi della legge 178/51 come “non nazionale” in quanto straniero. Una distinzione fondamentale per onorare la verità storica e il rispetto delle legittime tradizioni italiane.
Essendo l’Ordine di Santo Stefano della Casa Medici di Natura Nazionale Italiana e il Gran Maestro di Nazionalità Italiana, l’Ordine non può essere riconosciuto come “Non nazionale” ai sensi della Legge 178/51 e pertanto tutte le cerimonie di Investitura avvengono rigorosamente all’Estero; in Italia possono eventualmente avvenire esclusivamente cerimonie di natura spirituale o religiosa con la partecipazione dei Cavalieri. Il Gran Magistero scoraggia i propri Cavalieri dal portare pubblicamente in Italia le Onorificenze dell’Ordine Mediceo di Santo Stefano.
Nell’articolo LA ORDEN DE SAN ESTEBAN PAPA Y MÁRTIR DE LA CASA DE MÉDICI pubblicato sulla prestigiosa rivista Nobiliare spagnola “La mesa de Los Notables”, l’autore approfondisce un tema poco noto ma importante per la corretta comprensione storica e giuridica, di cui riportiamo qui di seguito il testo integrale tradotto in Italiano per far comprendere ai nostri lettori le caratteristiche e la natura di entrambi gli Ordini di Santo Stefano P.M.
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Traduzione dallo spagnolo dell’Articolo
“L’Ordine di Santo Stefano Papa e Martire della Casa de’Medici”,
di Francisco Acedo Fernández,
(Auditore della Deputazione Granducale per la Nobiltà e la Cittadinanza)
Il 2 agosto 1537 si combatté la battaglia di Montemurlo, in cui Cosimo de’ Medici sconfisse i suoi nemici favorevoli alla restaurazione della Repubblica Fiorentina. Questa vittoria portò l’Imperatore Carlo V a confermare Cosimo come Duca di Firenze il 30 settembre dello stesso anno, come successore del primo Duca, Alessandro de’ Medici. Un altro 2 agosto, ma del 1554, le truppe del Ducato di Firenze sconfissero quelle della Repubblica di Siena nella battaglia di Scannagallo, il che comportò l’annessione di quel territorio e diede luogo alla nascita del Granducato di Toscana.
Come parte della sua politica di consolidamento della dinastia e dello Stato Mediceo, Cosimo I volle istituire un ordine cavalleresco che avesse come obiettivo principale la lotta contro l’impero turco e i pirati del Mediterraneo, che servisse a unire la nobiltà delle diverse città della Toscana in una causa comune, a creare una concezione di Stato, a rafforzare i legami con la Chiesa e a conferire prestigio alla famiglia. Il santo patrono scelto fu San Stefano Papa e Martire, la cui memoria si celebra il 2 agosto, data delle due battaglie fondamentali di Montemurlo e Scannagallo. Il 1° ottobre 1561, Papa Pio IV, attraverso il breve Dilecto Filio, eresse la “religione” della Casa de’ Medici, assegnandole la regola di San Benedetto e come simbolo una croce ottagona di colore rosso. Il 1° febbraio 1562, lo stesso Sommo Pontefice, attraverso la bolla His quae pro Religionis Propagatione, approvò gli statuti, simili a quelli dell’Ordine di Malta, e confermò la successione del Gran Magistero nei Duchi di Firenze pro-tempore esistenti (..“COSMUS , quoad vixerit , & de inde p: o tempore existens , Florentiæ Dux esse deberet , & certo Militum per ipsum Magistrum pro tempore existentem”). Il 15 marzo dello stesso anno, l’Arcivescovo Giulio Cornaro, nunzio in Toscana, investì in una solenne cerimonia a Pisa Cosimo I, Duca di Firenze e Siena, come Gran Maestro del Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire.
I ranghi dell’Ordine, dopo il Gran Maestro, erano: il Commendatore Maggiore, che svolgeva la funzione di luogotenente; il Gran Conestabile, a cui era affidato il comando delle truppe da sbarco; e l’Ammiraglio. Questi dignitari, dai quali dipendevano priori e balivi, insieme a alcuni cavalieri nominati dal Capitolo Generale, formavano il Consiglio dei Dodici che governava l’Ordine. I membri erano divisi in tre classi: Milites o Cavalieri di Giustizia, tra cui si sceglievano i Conventuali e Commendatori, Cavalieri Sacerdoti e Cappellani e infine Cavalieri Serventi, che potevano essere d’armi o d’ufficio. Per essere ammessi come Milites conventuali era necessaria una prova nobiliare, voti religiosi e l’imbarco per un minimo di tre anni. Tutti i membri, esclusi i sacerdoti e i conventuali, dovevano pagare una tassa d’ingresso.
La sede dell’Ordine fu fissata a Pisa, per la sua grande tradizione marinara, e lì Vasari concepì una grande piazza, dominata dal Palazzo della Carovana e dalla Chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri. Insieme a Pisa, Livorno fu l’altra città toscana dove l’Ordine lasciò una forte impronta. Le navi dell’Ordine parteciparono a importanti imprese navali, come a Malta, Lepanto o Annaba, oltre a compiere incursioni nel Mediterraneo orientale. A partire dal 1640 l’Ordine si concentrò maggiormente sulla difesa delle coste tirreniche dai pirati turchi e barbareschi, pur continuando a fornire aiuto alla Repubblica di Venezia nella sua costante lotta contro gli Ottomani. L’ultima azione bellica dell’Ordine di Santo Stefano risale al periodo 1716-1719.
Alla branca maschile dei cavalieri si affiancò presto quella femminile. Eleonora di Toledo prima, e poi i Granduchi Cosimo I e Ferdinando I, promossero, a partire dal 1563, la fondazione del monastero della Santissima Concezione in Via della Scala a Firenze. Destinato alle figlie delle famiglie aristocratiche del Granducato, il monastero era sotto il governo del Gran Maestro e, dal punto di vista spirituale, del Priore della chiesa conventuale dell’Ordine. Dal 1592 vi furono accolte le prime monache che, facendo parte dell’Ordine Militare di Santo Stefano, furono chiamate “ Le Cavaliere”. Lo stesso avvenne con la chiesa annessa al monastero benedettino di San Paolo in Ripa d’Arno a Pisa, soggetta al Priore dell’Ordine conventuale dal 1565.
Dopo l’estinzione della linea Medicea di Cafaggiolo e in seguito alla violazione delle regole successorie avvenuta a causa del tradimento dell’oligarchia locale verso la Casa Medici, fatto di cui abbiamo parlato nell’articolo precedente, alcune potenze internazionali imposero nel 1737 la dinastia straniera dei Lorena, in luogo dei legittimi eredi, i Medici di Ottajano. I discendenti di Francesco Stefano di Lorena si appropriarono dell’Ordine di Santo Stefano e il Papa Benedetto XIV, nel breve Praeclara Militia del 1748, confermò come Gran Maestro il Lorena che stava governando l’Ordine come Granduca pro tempore esistente, ma non indicò alcuna modifica alla bolla di Pio IV, limitandosi quindi a sancire una realtà di fatto. Ferdinando III d’Asburgo Lorena abdicò al trono del Granducato di Toscana e al Magistero dell’Ordine austro-toscano di Santo Stefano nel 1801, e Napoleone soppresse l’Ordine nel 1809. Nel 1815 esso fu ripristinato da Ferdinando III al suo ritorno sul trono toscano. Nel 1849, durante la guerra tra il Regno di Sardegna e la Toscana, il Governo Provvisorio della Repubblica Toscana soppresse nuovamente l’Ordine.
Il 20 dicembre 1866 la dinastia Asburgo Lorena scomparve, fondendosi definitivamente con la Casa Imperiale d’Austria, che accolse anche l’ultimo Granduca e i membri della famiglia Asburgo toscana. A Ferdinando fu permesso di conservare il titolo granducale, mentre i suoi figli diventarono arciduchi o arciduchesse d’Austria, perdendo il trattamento di principi o principesse di Toscana. Nel 1870 Ferdinando IV abdicò ai suoi diritti come pretendente al Granducato di Toscana in favore dell’imperatore Francesco Giuseppe I d’Austria e, pertanto, con lui cessarono tutte le pretese politiche sulla Toscana da parte di tutti i discendenti di Leopoldo II. Il Gran Magistero Lorenese dell’Ordine di Santo Stefano cessò con la morte di Ferdinando IV. Di fatto, Francesco Giuseppe I proibì, dopo la morte del Granduca Ferdinando IV nel 1908, l’assunzione dei titoli di Granduca, Principe o Principessa di Toscana. Nessuno dei figli dell’ultimo Granduca nati dopo il 1866 fu titolato principe o granduca di Toscana, né correttamente assunse il possesso degli estinti ordini dinastici conferiti dai Granduchi di Toscana.
Nonostante l’estinzione del Gran Magistero Lorenese nel 1908 con la morte di Ferdinando IV, ultimo Granduca di Toscana della famiglia Asburgo Lorena, nel 1971 uno dei suoi discendenti, Goffredo d’Asburgo Lorena, tornò a conferire l’Ordine di Santo Stefano e le altre onorificenze cavalleresche austro-toscane, ignorando l’abdicazione del nonno Ferdinando IV e la proibizione alla concessione delle onorificenze dinastiche toscane emanata dall’imperatore Francesco Giuseppe. Il 22 settembre 1971, l’Arciduca Goffredo d’Asburgo Lorena riconfermò illegittimamente la continuità dell’Ordine. Quest’Ordine di Santo Stefano dell’Arciduca Goffredo– come sottolineano autori del calibro di Andrea Borella – è infatti una nuova istituzione associativa, costituita come Associazione pubblica di Fedeli di diritto pontificio, la quale copia parte degli statuti e delle insegne dell’antica milizia, e che non può neanche invocare la continuità nel Gran Magistero dell’Ordine austro-toscano, poiché il figlio dell’abdicatario Ferdinando IV – l’Arciduca Pietro Ferdinando, padre di Goffredo – non rivendicò alcunché in merito al Gran Magistero delle onorificenze austro-toscane, né lo fecero gli altri suoi fratelli.
Per la natura della sua creazione, l’Ordine di Santo Stefano Papa e Martire è un Ordine di Corona, poiché entrambe le Bolle costitutive “Dilecto Filio” e “His quae pro Religionis Propagatione” di Pio IV, dispongono che il Gran Magistero sia ereditario nella persona dei Duchi di Firenze pro tempore esistenti, poi Granduchi di Toscana successori di Cosimo I de’ Medici ed è attualmente associato alla Casa Granducale dei Medici di Toscana della linea dei Principi di Ottajano. La successione deve essere sempre agnatizia e maschile e, in caso di estinzione degli attuali granduchi Medicei si dovrà ricorrere al parente maschio collaterale più prossimo della famiglia Medici appartenente alla linea dei Principi di Ottajano. Essendo un ordine religioso fondato in perpetuum con una bolla papale, può essere sciolto solo a discrezione del Pontefice e per questa ragione esiste ancora oggi: il suo Gran Maestro dal 2001 è il legittimo successore del Duca di Firenze poi Granduca di Toscana Cosimo I de’ Medici , il Granduca Ottaviano de’ Medici di Toscana, che ha ricevuto dai suoi avi i diritti intatti sul trono granducale e sul Gran Magistero dell’Ordine di Santo Stefano.
Dal momento in cui il Granduca Ottaviano ha assunto il Gran Magistero del Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire, ha lavorato all’adattamento dei suoi statuti e scopi ai tempi attuali. I Cavalieri di Santo Stefano del XXI secolo devono aiutare il prossimo e la Creazione. Il Cavaliere deve anteporre l’onore a Dio sopra ogni cosa, seguire i comandamenti delle Sacre Scritture, osservare i precetti della Santa Madre Chiesa, praticare la giustizia, soccorrere i deboli, difendere la biodiversità e l’ambiente. I membri sono chiamati a far parte del Corpo Ambientale Mediceo dell’Ordine di Santo Stefano (CAMOSS) e a frequentare i corsi di formazione offerti dall’Accademia Umanistica Medicea, nonché a partecipare alle missioni ambientali. Cavalieri e Dame possono essere dispensati per motivi di età, malattia o trasferimenti all’estero.
Attualmente, gli statuti prevedono che le categorie in cui si dividono i membri dell’Ordine siano le seguenti:
• Cavaliere Milite Conventuale o Dama Cavaliera d’Onore e Devozione: con prova di quattro quarti.
• Cavaliere Milite Commendatario o Dama Cavaliera di Onore e Devozione in Commenda: con prova di tre quarti.
• Cavaliere d’Armi di Grazia e Devozione o Dama di Grazia e Devozione: con prova di due quarti.
• Cavaliere d’Armi di Grazia Magistrale o Dama di Grazia Magistrale: con prova di un quarto.
• Cavaliere d’Ufficio o Dama d’Ufficio: senza prova.
Va specificato che per la prova dei quarti si accettano prove di nobiltà, sia ereditaria che personale, feudale o cittadina, nonché lo stile di vita more nobilium o l’elevata posizione sociale della famiglia.
Sono requisiti fondamentali per tutti gli aspiranti all’ingresso nell’Ordine:
• Essere maggiorenni.
• Essere cattolici e disposti a fare promesse di devozione. Eccezionalmente potranno essere ammessi cristiani non cattolici come membri non professi negli stessi gradi dei cavalieri cattolici, ma non emetteranno promesse di devozione né potranno indossare l’abito.
• Aver acquisito meriti nei confronti della Casa de’ Medici, oppure aver professato stima, rispetto e ammirazione verso la Casa Granducale Medicea e i suoi attuali rappresentanti.
• Accettare i principi del Nuovo Umanesimo Mediceo.
• Avere condotta irreprensibile.
• Possedere una posizione sociale adeguata alla condizione cavalleresca.
• Essere presentati da un membro dell’Ordine.
Oltre a questi requisiti, devono essere presentate le prove di quarti, come specificato sopra. I fascicoli vengono istruiti dalla Deputazione Granducale sopra la Nobiltà e la Cittadinanza, che svolge funzioni di vigilanza sull’Ordine.
Infine, desidero annunciare che Sua Altezza Reale il Serenissimo Granduca Titolare Ottaviano de’ Medici di Toscana ha creato il Priorato del Regno di Spagna dell’Ordine di Santo Stefano Papa e Martire, e nei prossimi giorni sarà reso pubblico il nome del Priore, che ha già accettato l’incarico.