PREROGATIVE DELLA CASA GRANDUCALE MEDICEA DOPO LA PERDITA DEL GRANDUCATO

La sopraffazione della libertà della Toscana nel XVIII secolo.

Sulla libertà della Toscana dall’Impero si è a lungo discusso e dell’argomento si è fatta chiarezza nel 1724,anno in cui fu pubblicato in Firenze un famoso e dirimente trattato riguardo questa complessa materia. ( “Notizia della vera libertà fiorentina considerata nei suoi giusti limiti, per l’ordine dei secoli. Con la sincera disamina e confutazione delle scritture, e tesi, che in varj tempi ed ai nostri dì sono state pubblicate per negare, ed impugnare i sovrani diritti dell’Augustissimi Imperatori, e del Sacro Romano impero sovra la Città e lo Stato di Firenze, e il Gran Ducato di Toscana.- Senza luogo e stampatore 1724-1726).

Nonostante il trattato fosse chiaro in favore della libertà fiorentina, salito al trono nel 1723, Gian Gastone de’ Medici continuò tuttavia gli sforzi diplomatici del padre  per salvaguardare la libertà della Toscana dalle contribuzioni e dalla presenza di una armata straniera sul territorio toscano, ma tutto fu inutile. Un trattato sancito a Siviglia il 6 novembre 1729 fra l’Inghilterra, la Francia e la Spagna autorizzava quest’ultima a inviare in Toscana un armata di seimila uomini, cioè il doppio dei soldati dell’esercito granducale in servizio effettivo. Veniva così pienamente applicato il dispositivo del trattato di Londra del 1718, che prevedeva inoltre il versamento da parte della Toscana di pesanti tributi all’Impero.

Con uno scatto di orgoglio il Granduca Gian Gastone  l’ 11 settembre 1731 depositò presso l’arcivescovo di Pisa, Tommaso Frosini, una protesta segreta, pubblicata nel 1800 come Testamento politico del granduca Giovan Gastone e appena ricordata da Riguccio Galluzzi nella sua Istoria. Il documento fu sottoscritto dal luogotenente fiscale Sigismondo Landini alla presenza del segretario Tornaquinci e dell’illustre giureconsulto e consigliere Giovan Battista Neri Badia. Tramite il marchese Ferdinando Bartolomei, Gian Gastone  faceva presente ai sovrani d’Europa che la successione toscana doveva avvenire “quietamente e all’amichevole”, affermava di essere stato costretto con la forza a riconoscere il trattato di Londra  e che a nome del popolo fiorentino non riconosceva quegli atti decisi a Vienna che riducevano il Granducato a feudo dell’Impero. Dichiarava inoltre che il trattato di Londra avrebbe arrecato danni ai diritti ed alle prerogative della Città di Firenze e degli altri centri del granducato e invitava perciò i Toscani a non ritenersi vincolati da quell’ingiusto accordo nonché a lottare per l’indipendenza della Toscana. Si può quindi affermare che la Dinastia Medicea non perse mai i propri diritti dinastici per acquiescenza: con quest’atto di protesta infatti il Gran Duca Gian Gastone dimostrò di non essere acquiescente alla volontà usurpatrice delle altre nazioni.

Alla metà di ottobre del 1731, intanto erano arrivati a Fiorenze i commissari per disporre modi e tempi dell’accoglienza in Toscana della flotta con l’armata spagnola. La flotta degli invasori giunse al largo di Livorno il 26 ottobre ed era costituita da 25 vascelli da guerra comandati dal Marchese Mari e da sette galere, anch’esse spagnole comandate da don Michele Reggio, affiancate da 16 vascelli inglesi comandati dall’ammiraglio Wagner. Il primo di novembre 1731, il conte di Carny prima dello sbarco si recò nel palazzo granducale di Livorno per prestare un giuramento: le truppe di invasione avrebbero lasciato ai Granduchi Medicei la sovranità sulla Toscana fino alla morte del Granduca Gian Gastone e gli spagnoli avrebbero onorato sua sorella Anna Maria Luisa de’ Medici , Elettrice Palatina del Reno, assegnandole una degna residenza in Palazzo Pitti anche dopo la morte del granduca suo fratello.  Il Gran Duca Gian Gastone da quel giorno visse nella prigione dorata suo palazzo di Pitti in Firenze e assistette, inerme e privo di volontà, agli avvenimenti che precedettero a fine della sovranità territoriale della dinastia Medicea e l’avvento sul trono toscano di quella degli  Asburgo Lorena.

Anna Maria Luisa de’ Medici, Gran Principessa di Toscana e Gran Duchessa  titolare

Quando alla fine della guerra di successione di Spagna, si aprì la questione della successione di Toscana – Anna Maria Luisa de’ Medici convinse il proprio padre Cosimo III a estendere anche alla linea femminile da lei rappresentata i diritti di successione sulla Toscana previsti dalle varie bolle di investitura granducali in favore dei Medici, e a designarla quale erede del fratello Gian Gastone.

Quando il 30 ottobre 1713, il Gran Principe Ferdinando de’ Medici, erede al trono di Toscana,  morì senza lasciare prole, Cosimo III emanò un “motu proprio”, col quale nominando la propria figlia Anna Maria Luisa Gran Principessa di Toscana,  la chiamava alla successione della Toscana, mentre l’Imperatore Carlo VI, irritato da questo atto d’indipendenza del granduca, negò ostinatamente il proprio consenso.

Dopo la morte del Gran Duca Gian Gastone, grazie al suddetto “motu proprio”, Anna Maria Luisa divenne quindi il nuovo  Capo della Casa Granducale Medicea di Toscana con il titolo di Granduchessa  titolare, anche se in realtà ella si limitò sempre ad usare pubblicamente il titolo di Gran Principessa di Toscana e quello di Elettrice palatina, vista l’avvenuta usurpazione del trono granducale da parte degli Asburgo Lorena. Infatti, addirittura sei mesi prima della morte del Granduca Gian Gastone, l’imperatore Carlo VI aveva concesso al proprio genero  Francesco Stefano di Lorena un titolo nuovo di zecca che nominava lui ed i suoi eredi  quali nuovi Granduchi di Toscana, in contrasto con le disposizioni concesse ai Medici dai suoi avi Carlo V e  Massimiliano II°.

Sua Altezza la Granduchessa Anna Maria Luisa, meglio nota al mondo come Elettrice Palatina in virtù del suo matrimonio con l’Elettore del Palatinato Giovanni Guglielmo, con il proprio testamento, in cui si firmava anche come gran principessa di Toscana, confermò il patto di famiglia del 1739 sancito fra lei ed il nuovo Granduca regnante Francesco Stefano al fine assicurare alla Città di Firenze ed al Granducato di Toscana l’uso perpetuo di tutti i beni granducali medicei , evitandone così la sicura dispersione che sarebbe probabilmente avvenuta, come era d’uso in quei tempi, dopo l’arrivo dei nuovi Granduchi regnanti.

Leggi Dinastiche familiari  stabilite da S.A.E. Anna Maria Luisa per la successione alla primogenitura dinastica della Casa Medici.

Le Case regnanti, per tradizione, anche in caso di perdita del proprio regno nominano quale capo della Dinastia il primogenito maschio a cui sarebbe spettato di salire sul trono, il quale diventa quindi il pretendente al seggio reale che fu della famiglia.

Nel caso della dinastia Medicea la qualifica di “primogenito” e di “Capo di nome e d’arme della Casa” è regolata in modo esplicito da alcune disposizioni testamentarie di S.A. Anna Maria Luisa, Gran Principessa di Toscana e Granduchessa titolare. Ella stabilì che il ruolo di primogenito deve essere ricoperto dal discendente maschio più prossimo per agnazione alla estinta famiglia granducale discendente da Cosimo I°, a patto però che questi risieda tassativamente a Firenze con la casa aperta e con la propria famiglia.

L’obbligo di residenza  Firenze è dunque un fattore determinane al fine di mantenere la primogenitura di Casa Medici e sempre le medesime disposizioni testamentarie prevedono che, nel caso che il capo designato abbandoni la Città, a lui succeda l’agnato maschio più prossimo successivo. Nell’eventualità infine che nessun Medici abiti più a Firenze, capo della Casa diverrà il primo che vi faccia ritorno, con tutta la sua linea in infinito, il che significa che nessun altro agnato di casa Medici, anche se più prossimo per agnazione alla linea granducale di Cosimo I°, potrà mai diventare capo della Casa fintanto che un discendente diretto o agnato del primo Medici che ha fatto ritorno in città resterà a vivere a Firenze

I rami agnati Medicei fiorenti nel 1743, al tempo della morte della Granduchessa di Toscana titolare  Anna Maria Luisa de’ Medici.

Quando muore la Gran Duchessa Titolare di Toscana Anna Maria Luisa de’ Medici, del grande albero mediceo restavano in Italia quattro rami agnati alla linea granducale di Cosimo I°: tre di essi discendevano da Giovenco che, come forse alcuni ricordano, era fratello di quel Chiarissimo de’ Medici dal quale era scaturita direttamente la linea dei Granduchi di Toscana.

Il quarto ramo agnato discendeva invece da un altro Chiarissimo, prozio del precedente; ad esso appartenevano le tre sorelle Maria Caterina(nata nel 1719), Maria Anna (1722) e Margherita(n.1723).Inoltre, viveva ancora un loro lontano cugino di quel ramo, Antonio de’ Medici, canonico metropolitano che morì, naturalmente senza lasciare discendenti, l’11 giugno del 1749.

I più prossimi per agnazione alla estinta Casa Granducale di Cosimo I°, erano però i tre rami familiari discendenti di Giovenco, i quali, alla morte del Granduca Gian Gastone, contavano fra loro numerosi rappresentanti familiari.

Al tempo della morte di Anna Maria Luisa, avvenuta il 18 febbraio 1743, fra i tre rami discendenti di Giovenco, il più prossimo per agnazione alla casa Granducale di Cosimo I° era quello dei Medici Principi di Ottajano, ai quali appartiene peraltro l’attuale Capo della Casa Gran Duca Ottaviano de’ Medici di Toscana di Ottajano; seguivano poi in linea di primogenitura: 1) i Medici  cosiddetti ”Patrizi fiorentini”, ramo estintosi poi nel 1820; 2) i Medici Marchesi della Castellina, ramo tuttora fiorente in Roma rappresentato dal marchese Giuliano Medici Tornaquinci e da suo figlio.

Come si può ben vedere la famiglia medicea era ancora ben numerosa nel 1743 quando gli Asburgo ed i loro sostenitori la diedero per estinta. Probabilmente, poiché non c’erano ancora i potenti mezzi di informazione che oggi raggiungono contemporaneamente tutte le coscienze del mondo, fu gioco facile per quegli usurpatori diffondere nei frivoli e cinici salotti d’Europa le loro verità addomesticate senza timore di trovarsi clamorosamente nudi sulla scena pubblica mondiale. Fu infatti sufficiente per loro far pubblicare due o tre libri ed il gioco della disinformazione ebbe subito successo. Il resto lo fecero gli storici successivi, i quali non si chiesero mai se i Medici erano veramente estinti e senza alcuna ulteriore analisi storica ricalcarono pedissequamente, in tema di estinzione della famiglia Medici, quanto aveva scritto sotto istigazione dei Lorena nel suo “Istoria del Gran Ducato di Toscana sotto il governo di Casa Medici”, lo zelante funzionario d’archivio Riguccio Galluzzi.

Il Principe Giuseppe de’ Medici di Ottajano, poi Gran Principe di Toscana titolare.

Dopo la morte del Granduca Gian Gastone, il suo cugino di ventunesimo grado collaterale Principe Giuseppe de’Medici di Ottajano che si era in quel tempo trasferito a Firenze, per diritto pontifico e per effetto delle leggi dinastiche familiari inerenti la successione, assunse per se e per i suoi successori il Titolo di Granduca di Toscana titolare previsto dalla Bolla papale di investitura granducale concessa dal pontefice Pio V ai Medici nel 1569. Lo stato Pontificio fu però l’unico a riconoscere il suo titolo di principe di Toscana, e gliene attribuì l’uso anche nei suoi documenti personali; ancora oggi peraltro, lo stato civile della Repubblica Italiana annota dalla nascita sui documenti di identità del Granduca di Toscana, S.A.R. Ottaviano de’ Medici, diretto discendente di Giuseppe, il cognome de’ Medici di Toscana di Ottajano. (corte di Appello di Milano, sentenza 861/2001).

Dopo il trattato di Londra del 1718 il Principe Giuseppe si era portato a Vienna per tentare una intermediazione finalizzata al riconoscimento dei propri diritti successori in Toscana, ma il successivo trattato dell’Aja del 1720 cancello le speranze di Giuseppe assegnando il trono Toscano a Don Carlos di Borbone, figlio del sovrano spagnolo e di Elisabetta Farnese. La Corte Imperiale ebbe però sempre grande considerazione per il principe Giuseppe, tant’è che nel 1720 lo nominò addirittura Ministro plenipotenziario con l’incarico di gestire il passaggio della Sardegna dagli spagnoli alla Casa di Savoia

Il Granduca Gian Gastone e la sorella Gran Principessa di Toscana tenevano a cuore le sorti del loro eredi dinastico nonché loro lontano cugino, infatti intercorreva fra loro e la Casa di Ottajano una corrispondenza epistolare nonché un affettuoso rapporto di famiglia; affetto dimostrato in particolare nel 1724, allorquando il Granduca Gian Gastone e la sorella Anna Maria Luisa tennero peraltro a battesimo, in qualità di padrini, Don Michele de’Medici, figlio di Giuseppe e della duchessina di Sermoneta, Donna Anna Gaetani.

Nel 1733 il Principe Giuseppe, non abbandonando la speranza di vedere confermata  per se per se e per i suoi eredi dall’Impero l’investitura della Toscana che gli spettava di diritto, si stabilì allora a Firenze ove attese la conclusione di una nuova guerra fra le nazioni europee, iniziata nel 1733 in seguito ad un contrasto che si era acceso sulla successione polacca.

La guerra e soprattutto a rinuncia della Spagna alla successione al Granducato di Toscana avevano messo nuovamente in agitazione le genti toscane he non sapevano quale governante sarebbe stato loro assegnato al termine di quel conflitto e anche questo forniva a Giuseppe qualche speranza di ottenere nuovamente per se e per i suoi eredi il trono granducale di Toscana.

Ma le cose andarono diversamente dalla sue speranze, perché nel 1735 intercorsero segrete intese di pace fra la Francia e l’Imperatore Carlo VI che prevedevano di sottrarre la Lorena al Duca Francesco di Lorena, genero dell’Imperatore per assegnarla al Re Stanislao di Polonia, alleato della Francia, e di concedere a Francesco di Lorena quale ricompensa la Toscana. I distributori di regni avevano dunque deciso così la fine della Toscana medicea.

Rimaneva però la questione dei beni personali della famiglia, i cosiddetti beni allodiali, che tanta gola facevano ai nuovi signori della Toscana. Essi infatti, pur essendo indispensabili per controbilanciare il passivo del debito pubblico, non appartenevano allo Stato ma bensì alla famiglia Medici. In particolare, Papa Clemente VII, che come si ricorderà era un Medici, al quale quei beni erano un tempo appartenuti, li aveva lasciati in eredità alla sua famiglia con il vincolo che nella proprietà sarebbe di volta in volta subentrato il discendente maschio più prossimo per primogenitura della famiglia Medici, in infinito. Così aveva disposto lasciando un fidecommesso.

Il Granduca Titolare di Toscana Giuseppe de’Medici sapeva dunque che quei beni avrebbero dovuto appartenetegli e si oppose fermamente quando, dopo la morte del Granduca Gian Gastone il nuovo Granduca Lorenese cercò di venderli al pubblico incanto per riparare alcuni debiti urgenti. L’atto di protesta elevato da S.A.R. Giuseppe venne, tuttavia, respinto nel 1738 dal magistrato supremo del Consiglio di reggenza Lorenese, ma questo non impedì al Medici di rimanere in Toscana per la tutela dei propri diritti. S.A.R. Giuseppe ebbe sempre il sostegno della propria cugina Anna Maria Luisa e della Corte Borbonica a cui la Casa medicea di Ottajano rimase poi legata fino all’ultimo.

Le circostanze della morte del Granduca Titolare Giuseppe hanno sempre fatto pensare alla famiglia che egli fosse stato eliminato da qualche sicario lorenese. Per una dubbia coincidenza, infatti, S.A.R. Giuseppe  morì a Livorno all’età di cinquantacinque anni il giorno 18 febbraio 1743, esattamente il medesimo giorno della morte della Gran Principessa di Toscana Anna Maria Luisa.

Poiché per il fidecommesso di Clemente VII i beni allodiali medicei sarebbero spettati a lui, e per la Bolla di Pio V anche il trono, si pensò nella famiglia Medici che sarebbe stato più semplice per l’Impero levarsi di torno il pretendente al trono mediceo, piuttosto che rischiare che con questi pretesti qualche nazione potesse impugnare la validità degli accordi internazionali conclusi fino a quel momento. Anna Maria Luisa invece aveva rinunciato, per le ragioni che in parte conosciamo, al fedecommesso e subito, già nel 1737, aveva ceduto i beni allodiali della famiglia ai Duchi di Lorena con un vincolo, però, di loro inamovibilità da Firenze che le fa meritare l’universale gratitudine per quanto oggi Firenze rappresenta in Italia e nel mondo intero.

In ogni caso dopo la morte di S.A.R. Giuseppe i suoi discendenti rimasero nel regno di Napoli intrattenendo stretti rapporti con la corte Borbonica e non tornarono più tornare a risiedere a Firenze, senza tuttavia rinunciare al proprio titolo di Principi di Toscana che portarono sempre pubblicamente anche come parte del proprio cognome. (vedi sentenza 861/2001 della corte di appello di Milano). Nel 2001 invece, rompendo un secolare silenzio S.A.R. il Granduca Ottaviano de’ Medici di Toscana di Ottajano ha deciso di tornare a risiedere a Firenze e di riprendere,  come nuovo Granduca di Toscana titolare, sia le prerogative che l’attività dinastica fondando l’Ordine Civico Mediceo e la Comunità granducale Medicea.