AGOSTINI – (23 marzo 1768). Nunzio di Paolo. Originari della Corsica. Godimenti dei principali onori nobili1062 [LV, 1].
1062 Patenti di Cosimo III : la prima del 31 gennaio 1683 di poter innalzare lo stendardo toscano sopra la propria nave «per andare in corso ai danni dei Turchi»; la seconda del 30 giugno 1690 per il trasporto di mercanzie in Olanda e in altri porti.
ALESSANDRI – (19 settembre 1768). Cavaliere Ferdinando, uno dei deputati di grascia. Ammissione all’Ordine stefaniano per giustizia. Residenze nel gonfalonierato1063 [LV, 2].
1063 La famiglia era originaria di Belgrado.
D’ANGELO – (23 marzo 1768). Cavaliere Giuseppe, di Bastia (Corsica). Ammissione all’Ordine stefaniano per giustizia (era stato il primo cavaliere della città di Livorno). Domiciliati a Pisa. Residenze nel gonfalonierato [LV, 3].
ARMANO – (23 marzo 1768). Federigo Gustavo. Residenze nel gonfalonierato1064 [LV, 4]. 1064 Godevano dei primi onori della Comunità per essere descritti nel catalogo dei discendenti da ottimati.
BALDASSERONI – (7 maggio 1770). Pompeo e fratelli, di Pescia. Ottennero grazia di diploma nobiliare di Pietro Leopoldo1065 [LV, 6].
1065 Dei tre fratelli Baldasseroni, uno era imborsato tra gli «aggregati» (la borsa degli aggregati conteneva i nomi di tutti i cittadini livornesi che avrebbero potuto godere di tutti quegli incarichi ed uffici degli ottimati, in mancanza di questi ultimi; si giudicavano idonei i fratelli dei gonfalonieri, i cavalieri stefaniani e degli altri Ordini militari, i domiciliati a Livorno e nobili nelle loro patrie d’origine, e tutti coloro che avessero goduto della cittadinanza da un certo periodo di tempo, dotati di cospicuo patrimonio e in grado di vivere decorosamente delle proprie entrate o con la mercatura e con altro esercizio non derogante la nobiltà), un altro segretario della Real Consulta di Siena, l’ultimo alfiere nelle truppe granducali. Il loro padre aveva esercitato l’avvocatura a Livorno ed era stato poi cancelliere della dogana, sanità e Decime. Il padre del comparente era stato chiamato nel 1763 da Maria Teresa in qualità di commissario imperiale a istituire un lazzaretto sul litorale lombardo-austriaco.
BARTOLUCCI – (13 luglio 1792). Domenico di Francesco1066. Ottenne diploma di nobiltà per grazia di Ferdinando III il 9 luglio precedente [LXVII, 4].
1066 Il comparente, «pubblico negoziante», trasferitosi a Livorno da oltre 200 anni, dal 1633 vi godeva di tutti gli onori civici.
BASTIANI – (23 marzo 1768). Benedetto. Residenze nel gonfalonierato [LV, 5].
BATACCHI – (19 settembre 1768 e 25 agosto 1781). Tommaso Giuliano. Ammissione all’Ordine cavalleresco del S. Sepolcro di Gerusalemme. Residenze nel gonfalonierato del fratello del comparente1067 [LV, 7].
1067 Si allega una fede di domicilio in Livorno del 1641 in qualità di «negozianti».
BATACCHI – (5 maggio 1793). Giuseppe e figli1068. Rami trasversali dei Batacchi già ammessi precedentemente. Non si attestano residenze, ma solo l’abilità a risiedere [LXVIII, 4].
1068 In realtà, questa ammissione venne chiesta da Marcantonio Gagnoni, cavaliere stefaniano e patrizio senese, per maggior onore del figlio avuto con Rosa del fu Giuseppe Batacchi.
BICCHIERAI – (14 giugno 1756). Michelangelo, Pietro e Giovacchino. Residenze nel gonfalonierato1069 [LV, 8].
1069 Questa famiglia supplicò grazia di poter far le prove della propria nobiltà di fronte alla deputazione prima che la medesima intraprendesse l’analisi delle altre famiglie livornesi.
BOMBARDIERI – (4 agosto 1791). Giovanni di Francesco, residente al castello di Rosignano, per occuparsi dei beni possedutivi. Diploma di nobiltà di Ferdinando III del 1° luglio 17911070 [LVI, 2].
1070 Si attesta la cittadinanza pisana goduta dal 1682, parentadi nobili, cospicuo patrimonio fondiario.
BONAINI – (23 marzo 1768). Ambrogio Gaetano. Rescritto granducale del 25 maggio 1747 aveva eletto il comparente gonfaloniere della città, insignendolo così della nobiltà1071 [LV, 9].
1071 Famiglia originaria di Milano, ove aveva la cittadinanza. Dimoranti a Livorno già da molto tempo, dove si erano sempre dedicati alla mercatura con la gestione di un negozio di varie e rare merci, avevano accumulato un notevole patrimonio.
BONFIGLI – (19 settembre 1768). Famiglia cagliaritana, ma domiciliata a Livorno, godeva della nobiltà sarda da oltre trecento anni. In base ai documenti conservati in questo fascicolo, non ottennero l’ammissione alla nobiltà livornese. Avevano chiesto anche l’ascrizione al patriziato pisano [LV, 10].
CALAMAI – (10 settembre 1792). Giuseppe e fratelli (si chiese la descrizione anche della madre Piera Chiocchini). Diploma di nobiltà per grazia di Ferdinando III (4 settembre 1792)1072 [LXVII, 11].
1072 Residenze pubbliche (gonfalonierato e priorato) e importanti cariche statali (il loro padre Giuseppe era stato console generale del granducato presso l’imperatrice delle Russie. L’avo paterno aveva esercitato la mercatura all’ingrosso e posseduto un rilevante patrimonio in beni stabili. Cittadinanza livornese, residenze nel gonfalonierato e priorato, matrimoni nobili. Gli zii paterni dei comparenti svolgevano ancora attività di mercanti all’ingrosso.
CARTONI – (24 settembre 1770). Conte Bernardo. Godimento dei primi onori cittadini e ammissione all’Ordine gerosolimitano [LV, 11].
CERRAI – (in corso di inserimento e di aggiornamento)
CONTI – (7 maggio 1770, 1° marzo 1773). Conte Cosimo e fratelli. Ottennero grazia di un diploma di nobiltà del 17691073 [LV, 12].
1073 Il comparente era console generale a Tripoli e poi passò a Genova. Conferimento del titolo di conte, concesso nel 1720 dal duca Alderano di Massa e confermato da Pietro Leopoldo nel 1772. Chiesero l’ascrizione alla nobiltà di Pisa. Esercitavano già da molti anni la mercatura.
CREMONI – (24 settembre 1770). Enrico Maria. Residenze nel gonfalonierato1074 [LV, 13].
1074 Il fratello del comparente, ascritto anch’egli alla nobiltà, aveva esercitato la mercatura come «giovine di banco», mentre il padre era stato condannato alla forca per un «vuoto di cassa» compiuto presso il Monte Pio di Livorno, dove era camarlingo. Nonostante il delitto di Enrico e la sua condanna alla pena capitale, la famiglia del fratello venne comunque ammessa, ritenendo che ad eccezione della lesa maestà, tutti gli altri reati avrebbero pregiudicato soltanto al reo e non ai figli nati prima del delitto.
DAMIANI – (23 marzo 1768). Lazzero di Francesco. Residenze nel gonfalonierato1075 [LVI, 1].
1075 Esercitavano la mercatura, come banchieri, fino dal 1670. Lo stesso comparente esercitava la professione di negoziante, ma «senza mistura di arti vili o meccaniche».
DE FELICI – (26 giugno 1789). Giuseppe Maria, originario di Aleria, nel regno di Corsica, ma domiciliato a Livorno. Già ammessi all’Ordine gerosolimitano e stefaniano, chiesero l’ascrizione appellandosi all’articolo XXI della legge del 1750 [LXIV, 5].
D’EJSSAUTIER – (17 agosto 1792). Carlo e Cesare1076. Allegarono fedi della loro nobiltà francese e riconoscimenti ottenuti presso l’Ordine gerosolimitano, ma furono ammessi solo in virtù del diploma di grazia di Ferdinando III del 28 luglio 1792 [LXVII, 6].
1076 I comparenti erano oriundi nobili patrizi della Provenza, mercanti stabilitisi a Livorno da quasi un secolo e mezzo, ben noti al granduca per gli annui acquisti del ferro della Magona.
ERCOLANI – (24 settembre 1770). Ercolano Gaspero, tenente del corpo degli artiglieri. Famiglia originaria di Perugia. Si allegò una lunga memoria e numerosi documenti1077 [LVI, 2].
1077 Si allega un corposo fascicolo, intitolato «Breve compendio della genealogia Ercolana di Perugia, anno MDCCXIII».
FARINOLA – (23 marzo 1768). Cavaliere Alessandro del balì Valentino, uno dei deputati di grascia. Ammissione all’Ordine stefaniano1078. Residenze nel gonfalonierato [LVI, 3]. Già ascritti alla nobiltà di di Pisa [XXX, 1].
1078 Originari di Bastia, in Corsica.
FARINOLA – (25 agosto 1781). Paolo di Alessandro. Residenze nel gonfalonierato a Livorno e nel priorato a Pisa. Ammissione all’Ordine stefaniano. Ottennero l’ascrizione alla nobiltà di Livorno e di Pisa1079 [LVI, 4].
1079 Paolo Valentino di Alessandro, come discendente dal dottor Alessandro Farinola (riseduto come gonfaloniere a Livorno nel 1678 e come priore a Pisa nel 1682), richiese la nobiltà di Pisa e di Livorno, già riconosciuta all’altro ramo discendente da questo stesso stipite (cfr. LVI, 3).
FAULONI FINOCCHIETTI – (24 settembre 1770). Monsignor Ranieri, governatore a Macerata, e conte cavaliere Giuseppe, ministro residente per il re delle due Sicilie presso la repubblica di Venezia. Residenze nel gonfalonierato[LVI, 5] 1080. Erano già stati ammessi al patriziato pisano in virtù di diploma granducale del 1759 [XXVI, 21].
1080 Originari di Montpellier. Ammissione al patriziato di Orvieto e di Ancona. La famiglia era domiciliata a Livorno, dove si era stabilita come negozianti banchieri con grandissimo credito e corrispondenti anche su piazze estere. Giovan Pietro era stato precedentemente ministro residente presso la Porta ottomana e in Olanda. C’era un terzo fratello, Jacopo di Giovan Pietro, negoziante a Livorno e gonfaloniere. La famiglia si era stabilita a Livorno con Jacopo di Pietro Finocchietti, negoziante e banchiere.
DE FILIPPI – (24 settembre 1770). Francesco, impiegato nel commercio, e il fratello Giovanni, primo commesso della segreteria del Consiglio granducale a Livorno. Residenze nel gonfalonierato [LVI, 6].
GIACOMINI – (23 agosto 1792). Bartolomeo Giacomo1081. Si appellò al paragrafo XXI della legge del 1750 [LXVII, 8].
1081 Il comparente, oriundo di Marsiglia, nato e domiciliato a Livorno, già riconosciuto nobile corso (diploma del Consiglio di Bastia del 1778), intendeva sposare Eleonora del cavalier Ferdinando Sproni.
LORENZI – (24 settembre 1770). Compaiono due rami, quello del tenente Lorenzo e quello di Carlo Antonio e fratelli. Come discendenti di un ottimate di Livorno vengono riconosciuti nobili, anche se non si erano mai fatti descrivere nel catalogo della Comunità. Residenze nel gonfalonierato [LVI, 7].
LORENZI – (24 settembre 1770). Compare Barbera Martre, vedova di Silvano Maria Lorenzi1082 [LVI, 8].
1082 Il marito era l’ultimo della sua linea, aveva avuto tre figli, un maschio, Vincenzio Giuseppe, morto nel 1765, e due femmine. Un fratello dell’uomo, Giovanni Paolo, fece rinuncia perpetua della professione di notaio, che esercitava.
MAGGI – (24 settembre 1770). Fabio. Residenze nel gonfalonierato (lo stesso comparente aveva riseduto come tale) [LVI, 9].
MARCHANT – (19 settembre 1768). Compare Maria Orontea, come maggiore della famiglia, e in nome della sorella e dei nipoti: Luigi Origene (auditore nel regio tribunale di Salerno) e Pietro Ignazio (primo tenente nel reggimento delle guardie reali delle Due Sicilie)1083. Residenze nel gonfalonierato [LVI, 10].
1083 Stipite comune era Origene di Pietro Marchant, trasferitosi a Livorno nel 1620, all’età di 22 anni, da San Martin de.
MARTELLINI – (12 gennaio 1807). Avvocato Albizo e Pietro. Diploma di nobiltà concesso da Carlo Lodovico e Maria Luigia. Presenze nell’Ordine stefaniano per commenda1084 [LXXV, 3].
1084 Pingue patrimonio, cittadinanza fiorentina (dal 1655) e livornese (dal 1685), disposizione testamentaria di fondazione di un baliato nell’Ordine stefaniano (con una dote di ventimila scudi) nel 1805, proprio in vista della promozione nobiliare.
MARTINI – (24 settembre 1770). Avvocato Gaetano. Cittadinanza di Pisa e di Livorno. Chiesero ed ottennero grazia di un diploma di nobiltà da Pietro Leopoldo [LVII, 1].
MAZZONI – (7 maggio 1770). Giovanni. Ottenne diploma di nobiltà da Pietro Leopoldo il quale, in verità, si limitò a convalidare l’elezione fatta dal Consiglio generale di Livorno il 23 marzo 1757 del comparente nel numero dei 26 gonfalonieri, nomina eseguita «per qualche sbaglio contro il disposto della legge del dì 31 luglio 1750». Il comparente fu riconosciuto idoneo alla nobiltà in virtù di detto riconosciuto godimento1085 [LVII, 2].
1085 Il comparente era marito di Maria Orontea di Luigi Marchant.
MICHON – (24 settembre 1770). Pietro e Antonio, figli dell’avvocato Fortunato. Residenze nella Rochelle, come commerciante gonfalonierato1086 [LVII, 3].
1086 Entrambi i comparenti, con deliberazione del proconsolo e dei consoli dell’almo Collegio dei giudici, avvocati e notai della città di Firenze, erano stati ammessi al Collegio dei nobili il 27 luglio 1764.
MODOI – (30 settembre 1807). Antonio, maggiore del reggimento dei reali cacciatori volontari di Livorno. Diploma di nobiltà personale, non estensibile alla discendenza (che verrà inclusa solo con un nuovo diploma della fine luglio 1807), concesso da Maria Luigia e Carlo Lodovico il 25 gennaio 1806 [LXXV, 4].
PAFFETTI – (30 settembre 1807). Fratelli Jacopo, canonico Francesco e avvocato Giuseppe. Diploma di nobiltà di Carlo Lodovico e Maria Luigia per i servigi resi alla Comunità ed il comodo patrimonio (4 ottobre 1806)1087 [LXXV, 3].
1087 Cittadinanza pisana (1720) e livornese (1725).
PASSANTI – (27 gennaio 1792). Giovacchino e fratelli. Diploma di nobiltà per grazia di Ferdinando III (21 dicembre 1791) conferito in virtù dell’ammissione alla borsa degli aggregati di Livorno dal 1759 [LXVI, 11].
PELLETIER DI BERMINY – (3 luglio 1789). Carlo Giovan Battista, lorenese, ministro dei magazzini del sale e del tabacco di Livorno. Ci si richiamò all’articolo XXI della legge del 1750 e al dispaccio del 27 maggio 1751 con cui si naturalizzavano toscani tutti i sudditi lorenesi passati nel granducato1088 [LXIV, 12].
1088 Si allegò diploma di nobiltà conferito nel 1699 da Carlo IV duca di Lorena. Fede di ammissione al Casino della nobiltà pisana. Il comparente dichiara di non essere in pieno possesso della grazia enunciata al paragrafo XXII della legge del 1750, chiedeva perciò di essere descritto nella classe di nobiltà o del patriziato cittadino per poter essere imborsato con gli abili alla carica di priori nobili.
RICCI – (24 settembre 1770). Giuliano. Residenze nel gonfalonierato1089 [LVII, 4].
1089 Il comparente viveva delle proprie rendite e dell’esercizio della mercatura, con la gestione di un negozio sotto suo nome, ma senza mistura d’arti vili o meccaniche.
RODRIGUEZ – (19 settembre 1768). Giovanni Filippo di Antonio. Attestato dell’esercizio del grado di ottimate1090 [LVII, 5].
1090 Famiglia di origine portoghese. Ruis Lopez Rodriguez Nunes si era trasferito dal Portogallo a Livorno, probabilmente intorno alla fine degli anni Sessanta del XVII secolo, e qui aveva sposato la cugina Guimar Mendes (con dispensa apostolica richiesta a Lisbona dall’arcivescovo di Pisa). Il loro figlio, Garzia Rodriguez, aveva avuto una rapida ascesa sociale a Livorno, prima con l’acquisizione della cittadinanza il 30 ottobre 1692, poi ammesso nel numero dei membri del Consiglio nel 1696 e, infine, imborsato tra gli aggregati nel 1716. Conformemente alla sua volontà di stabilirsi definitivamente nel granducato, si sposò con la fiorentina Maria Celeste di Carlo Nardi e da lei ebbe sei figli, tre maschi e tre femmine. Tra questi, fu ad Antonio che spettò il compito di consacrare definitivamente il prestigio del casato a Livorno, risedendo come gonfaloniere nel 1740. Antonio contrasse matrimonio con Teresa Salvini, altra nobile fiorentina, ed oltre a Giovanni Filippo, che chiese la descrizione alla nobiltà fiorentina, ebbe altri sette figli. Il comparente, insieme al fratello, era impiegato nella mercatura come giovane apprendista presso il negozio dei Finocchietti e Brunacchi.
SALUCCI – (9 luglio 1804). Marchesi Vincenzio e Luigi, fratelli. Già ammessi alla nobiltà senese [LXXII, 7].
SARAFF – (10 gennaio 1805). Michele. Regio diploma di nobiltà di Carlo Lodovico e Maria Luigia1091 [LXXIV, 1].
1091 Ultimo della sua famiglia, originaria della Persia. Il progovernatore, sentito il Magistrato Civico e il cancelliere comunitativo trovò il supplicante meritevole «avendo verificato che è un comodo possidente e che oltre gli effetti che si ritrova, ha anche durante il tempo del suo commercio goduto di tutta la buona opinione per la sua onesta condotta e i suoi capitali». Cittadinanza livornese dal 1798.
SPRONI – (23 marzo 1768). Cavalier Ferdinando del cavalier Jacopo1092. Già ammessi al patriziato pisano [LXVIII, 14]. Presenze nell’ordine stefaniano come successori in commenda di padronato. Residenze nel gonfalonierato [LVII, 6].
1092 Originari di Anversa.
STRAMBI – (7 aprile 1802). Pietro Paolo e Luigi. Diploma di nobiltà per grazia del granduca Ludovico I del 19 febbraio 18021093. Cospicuo patrimonio [LXXI, 7].
1093 Il diploma granducale si esprimeva così: «Nel desiderio in cui siamo di dispensare gli attestati della nostra considerazione a quelli tra i nostri amatissimi sudditi che con una lodevole condotta e con una savia amministrazione dei loro beni sono arrivati a porre le loro famiglie nel rango delle più comode dei nostri felicissimi Stati, ci siamo prestati a secondare le premure avanzate da Pietro e Luigi, fratelli Strambi, negozianti della nostra città di Livorno». Il sovrano aveva peraltro concesso loro già un precedente diploma, dell’undici ottobre 1800, rimasto sospeso a causa delle invasioni francesi. Il patrimonio familiare era veramente cospicuo: assegnamenti in commercio all’ingrosso e in crediti fruttiferi, beni stabili a Livorno e due tenute di beni rustici con ville nel territorio di Lucca, inoltre si erano fatti prestiti considerevoli alle casse regie e al Monte Pio. Pietro Paolo Strambi aveva poi contratto matrimonio con la nobile pistoiese Alessandra di Lelio Rospigliosi, ciambellano granducale.