ABATI – (27 maggio 1754). Cavaliere Filippo Ranieri, già ammesso all’Ordine stefaniano [XXIX, 1].
ABRAMO – (16 ottobre 1793). Anton Francesco e Luigi. Residenze pubbliche (priorato) dal 1618852 [LXVIII, 1].
852 Ammissione al Casino dei nobili.
ADAMI – (9 ottobre 1762). Francesco Giuseppe. Graziato di diploma sovrano di nobiltà [XXIX, 2].
ANGIOLINI – (24 luglio 1788). Cavaliere Agostino e Francesco Felice. Famiglia già ammessa all’Ordine stefaniano [LXIII, 19].
ANSALDI – (27 maggio 1754). Ranieri e fratelli. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche (priorato). Si attestavano matrimoni con donne nobili [XXIX, 3].
ARNALDI – (16 dicembre 1754 e 8 marzo 1756). Antonio e Giuseppe. Presenze nell’Ordine stefaniano. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche (priorato)853 [XXIX, 4].
853 Diploma del duca di Modena del 1740 con cui si onoravano del titolo di marchesi.
BARDI CIAMPOLI – (10 giugno 1754). Ranieri. Residenze nelle maggiori magistrature cittadine, godimento dei primi onori pubblici854 [XXIX, 5].
854 Iscrizione all’Estimo.
BARONI – (20 gennaio 1804). Giovanni Domenico, vicario regio di Lari. Diploma di «nobiltà personale» concesso dal sovrano Carlo Lodovico e Maria Luigia, reggente, per i requisiti di civiltà della famiglia del comparente e quale attestato di sovrana «soddisfazione». Cittadinanza pisana [LXXIII, 2].
BATTAGLIA -(27 maggio 1754). Cavaliere Antonio (non si documentò a quale Ordine appartenesse). Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche [XXIX, 6].
BERGAMINI – (13 aprile 1772). Jacopo e fratelli, da Pietrasanta. Chiesero grazia di diploma granducale di nobiltà855 [XXIX, 7].
855 Si concesse loro l’ascrizione alla classe della nobiltà con obbligo però di pagare alla Comunità di Pisa una tassa di Si concesse loro l’ascrizione alla classe della nobiltà con obbligo però di pagare alla Comunità di Pisa una tassa di duemila lire fiorentine. Giustificarono il possesso di un congruo patrimonio e «l’estrazione molto onesta».
BERNARDI – (10 giugno 1754). Antonio Baldassarre. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche [XXIX, 8].
BERTACCHI – (4 giugno 1792). Cavalier Sigismondo e figli, conti di Modena, domiciliati a Barga. Ammissione all’Ordine stefaniano per fondazione di commenda di padronato. Matrimoni nobili e patrimonio cospicuo [LXVII, 1].
BERTACCHI – (18 luglio 1785). Antonio Filippo, di Barga. Ottenne da Pietro Leopoldo patente di nobiltà pisana [XXIX, 10].
BERTE – (11 luglio 1763). Giovanni Filippo. Chiese ed ottenne grazia granducale di un diploma di
nobiltà nel 1763856 [XXIX, 9].
856 Famiglia originaria della Provenza, trasferitasi a Livorno a metà del XVII secolo per esercitarvi la mercatura, poi ascritti a quella cittadinanza. Il comparente esercitava ancora la mercatura.
BERTOLINI – (30 dicembre 1754). Cavaliere Giovanni Tommaso, di Pontremoli, già ammesso all’Ordine stefaniano [XXIX, 11].
BICCHIERAI – (18 gennaio 1762). Pietro Gaetano. Ottenne grazia di diploma di nobiltà dal granduca, a Vienna, nel 1761 [XXIX, 12].
BIGAZZI – (27 maggio 1754). Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche (priorato). Già ammessi all’Ordine stefaniano [XXIX, 13].
BORGHI (DAL BORGO) – (10 giugno 1754). Cesare Alberigo. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche857 [XXIX, 14].
857 Il comparente è avvocato lettore pubblico di diritto criminale. La famiglia era riseduta tra gli anziani dal 1360 e nel priorato dal 1655, ma per insufficienza di prove capaci di dimostrare la continuità della discendenza da quei primi antenati, ci si riservava di presentare successivamente richiesta per la registrazione alla classe del patriziato.
BORGHINI – (16 dicembre 1754). Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche [XXIX, 15].
BOSCAINI – (Ammissione alla nobiltà di Pisa con decreto del 26 agosto 1789). Residenze nel priorato858 [LXIV, 3].
858 Si avanzarono alcune perplessità sull’esiguità del patrimonio familiare.
BRANDI TIZZI – (27 maggio 1754). Antonio Francesco. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche [XXIX, 16].
CAMPANA – (6 aprile 1767). Antonio di Serravezza. Già ammessi nell’Ordine stefaniano come successori nella commenda Campana859 [XXIX, 17].
859 Francesco di Niccolò Campana chiese il riconoscimento dell’investitura del titolo di conte e del feudo di Primaore, posto nel ducato di Reggio e concessogli da Francesco III, duca di Modena, nel 1763. La deputazione ritenne esaudibile la sua richiesta, visti i numerosi casi simili di feudatari del duca di Modena riconosciuti in precedenza. In questa occasione si presentarono nuovamente ai deputati numerosi documenti familiari, soprattutto di natura genealogica. ASFi, Deputazione, 115, ins.7.
CARLI – (9 settembre 1754). Francesco e Cosimo, cavalieri dell’Ordine stefaniano come titolari di commenda di padronato. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche (priorato per benda) [XXIX, 18].
CASANUOVA – (16 dicembre 1754). Jacopo (aveva chiesto anche l’ascrizione alla classe del patriziato, ma non l’ottenne). Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche dal 1516 (priorato). Ammessi all’Ordine stefaniano come fondatori di commenda [XXIX, 19].
CATANTI – (9 settembre 1754). Conte Giovanni. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche dal 1500 (priorato per benda), ma il comparente non riuscì a dimostrare la continuità della discendenza e a colmare l’interruzione di due generazioni nel godimento di uffici cittadini. Ci si riservava di completare le prove mancanti e presentare in seguito domanda per l’ascrizione al patriziato [XXIX, 20].
CICCI – (27 gennaio 1777). Domenico. Ottenne grazia granducale di diploma di nobiltà, con l’obbligo di pagare la tassa di duemila lire alla Comunità860 [XXIX, 21].
860 La famiglia era di Fucecchio e contava su un patrimonio assai pingue.
COCCOLINI – (13 gennaio 1754). Filippo e fratelli. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche (priorato)861 [XXIX, 22].
861 Iscrizione ai registri dell’Estimo pubblico.
CONTI – (9 luglio 1804). Conte Giuseppe e nipoti, da Vicchio. Diploma di nobiltà granducale862 [LXXIII, 3].
862 Il comparente, già nobile livornese per diploma di Pietro Leopoldo del 16 gennaio 1769, voleva trasferirsi a Pisa dove aveva acquistato una villa. Il Magistrato Civico pisano aveva creduto «utile l’acquisto di nuove famiglie» e perciò appoggiato l’aggregazione dei Conti.
CORSINI BORGHINI SANGUIGNI – (15 gennaio 1759). Ranieri. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche (priorato per benda) [XXIX, 23].
COSI DEL VOGLIA – (10 giugno 1754). Cavaliere Pietro Francesco. Ammesso all’Ordine stefaniano per commenda di padronato. Godimento dei primi onori pubblici [XXIX, 24].
DAMIANI – (27 gennaio 1777). Annibale di Bernardino, di Pontremoli. Fu ammesso alla classe della nobiltà per diploma di grazia di Pietro Leopoldo in considerazione di un patrimonio notevolissimo (superiore ai centomila scudi) e dietro obbligo del pagamento della tassa alla Comunità [XXIX, 25].
DOSI – (29 luglio 1754). Cavaliere marchese Giuseppe Antonio, già ammesso all’Ordine stefaniano come
successore in commenda di padronato863 [XXIX, 26].
863 Famiglia originaria di Pontremoli.
FARINOLA – (29 luglio 1754 e 25 agosto 1781). Cavaliere Alessandro, dell’Ordine di S. Stefano. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche (priorato e gonfalonierato)864 [XXX, 1].
864 Famiglia originaria di Bastia, in Corsica, ma il comparente abitava a Livorno.
FRANCESCHI – (12 luglio 1756). Cavaliere Lelio, ammesso all’Ordine stefaniano per fondazione di commenda di padronato865 [XXX, 2].
865 Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche a Bastia, in Corsica, come a Livorno (gonfalonierato e priorato).
FRUGONI – (29 luglio 1754). Francesco Antonio. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche di Pisa e di Livorno866 [XXX, 3].
866 Famiglia di Chiavari (Genova), trasferitasi a Livorno nel XVII secolo, ove furono tra i primi negozianti banchieri. Diploma di Cosimo II con cui gli si riconosceva la dignità del gonfalonierato di Livorno.
GALEFFI – (16 dicembre 1754, decreto del 13 aprile 1772 per l’ammissione al patriziato). Cavaliere Francesco, già ammesso all’Ordine stefaniano. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche e godimento dei maggiori onori cittadini [XXX, 4].
GHERARDI – (5 aprile 1756). Tommaso. Si allegarono fedi pubbliche attestanti l’iscrizione all’Estimo, alla cittadinanza e la legittimità dei matrimoni, ma furono riconosciuti idonei grazie al diploma di nobiltà concessogli dal granduca, da Vienna, nel 1756 [XXX, 5].
GIULIANI – (10 luglio 1788). Francesco. Il comparente era un livornese, domiciliato però a Pisa. In realtà avrebbe dovuto ottenere la nobiltà pisana fin dal 1777, ma la pratica si era poi arenata per complessi motivi e si tornava a supplicare il riconoscimento a distanza di alcuni anni867 [LXIII, 16].
867 Il comparente possiede a Livorno un negozio di pescheria. La ragione per la quale la deputazione aveva sospeso la pratica era piuttosto insolita e merita almeno un cenno. Il comparente aveva contratto promessa di matrimonio con Teresa Tonini del Furia, nobile pisana. I fratelli della donna avevano accondisceso seppur, come scrivono, «si passò sopra alle eccezioni non indifferenti della sua nascita» in «credenza d’opulente patrimonio». In realtà poi quel patrimonio si era rivelato tutt’altro che pingue e il matrimonio per varie ragioni non si era più fatto. Ebbene: la deputazione aveva ricevuto una lettera, in data 13 ottobre 1777, dalla reale Segreteria di Stato dove si ordinava espressamente che il diploma di nobiltà non fosse spedito al Giuliani fino a che non avesse adempiuto ai promessi sponsali o non avesse provveduto al mantenimento della Tonini.
GRANUCCI e ORSINI – (19 settembre 1768). Pietro Leopoldo concesse diploma di nobiltà a queste due famiglie originarie di Pontremoli e Lucca, con l’obbligo di pagare trecento scudi ciascuna come tassa alla Comunità [XXX, 6].
D’IHARCE – (14 aprile 1754). Pietro868. Ottenne la nobiltà per grazia granducale [XXX, 7].
868 Il comparente, capitano del porto di Livorno, castellano della torre del fanale e ispettore del commercio, membro del consiglio del commercio, era nativo di Londra.
JACKSON – (18 luglio 1785 e 17 maggio 1786). Fedrigo Guglielmo, gentiluomo inglese. Ottenne di essere ammesso per giustizia alla nobiltà pisana e in seguito chiese di essere ascritto anche a quella di San Miniato, dove abitava [XXX, 8]. In seguito furono descritti al patriziato pisano [LXVI, 4].
JACKSON – (decreto di ammissione alla nobiltà del 6 aprile 1785, decreti di ammissione alla classe del patriziato del 2 settembre 1791 e 19 agosto 1792). Carolina Riccarda, figlia di un avvocato e discendente di un esquire (scudiero), riconosciuto quest’ultimo come titolo conferente la nobiltà al titolare e ai suoi discendenti [XXX, 9].
LAMPORECCHI – (18 giugno 1794). Vincenzio, di Pietrasanta. Diploma di nobiltà di Ercole III duca di Modena del 19 agosto 1793, parentadi nobili, impieghi dei più civili, sufficiente patrimonio [LXIX, 6].
LORENZANI – (19 agosto 1754). Pier Francesco. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche (priorato) e iscrizione ai registri dell’Estimo [XXX, 10].
LORENZANI – (8 agosto 1787). Ranieri, Giovanni e Antonio. I comparenti produssero materiale relativo all’esercizio del notariato, svolto da un loro ascendente e considerato non pregiudiziale. Già ammessi alla nobiltà pisana dal 1754869 [LXIII, 7].
869 Produssero un documento dal quale risultavano discendere da Lenzo di Maso, notaio pisano del XIV secolo, e numerosi attestati certificanti come in età repubblicana tale impiego fosse esercitato dai soli nobili e, anzi, che lo stesso notariato desse la nobiltà e la capacità al godimento dei supremi onori. Da parte dei deputati si contestò quest’ultimo punto, ma lo stesso della Stufa riconobbe come il «carattere di notaro [che sembrava caratterizzare l’intero casato da Lorenzana come una carica ereditaria], fosse un esercizio in quei tempi combinabile con la nobiltà, specialmente nella città di Pisa dove si leggono descritti alla prima dignità di priori ed anziani molti notari».
LUCCETTI – (19 agosto 1754). Cavaliere Pietro Alessandro, di Pietrasanta, già ammesso all’Ordine stefaniano per fondazione di commenda di padronato [XXX, 11].
LUNARDI – (27 settembre 1773). Bartolomeo, di Lucca. Fu graziato di un diploma di nobiltà da Pietro Leopoldo, dietro pagamento della tassa di trecento scudi alla Comunità870 [XXX, 12].
870 Volendo domiciliarsi a Pisa, chiese l’ammissione alla nobiltà cittadina. La sua famiglia era stata riconosciuta solo
«civile», ma in possesso di ingenti ricchezze.
LUPI – (29 luglio 1754). Giuseppe. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche (priorato) [XXX, 13].
MARCHESINI – (23 marzo 1768). Marco di Francesco. Ottenne grazia di diploma di nobiltà dal granduca, forse soprattutto in considerazione del suo ingentissimo patrimonio871 [XXX, 14].
871 Il comparente era di Serravezza ma domiciliato a Livorno e già in possesso della cittadinanza fiorentina. Pagò la tassa di trecento scudi alla Comunità.
MARCHETTI – (15 settembre 1755). Francesco e fratelli, di Pistoia. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche sia di Pisa che Pistoia. Ammissione all’Ordine stefaniano come quarto del cavaliere Brunozzi872 [XXX, 15].
872 Il comparente era un professore ordinario di scienze meccaniche allo Studio pisano, mentre un suo fratello era avvocato.
MARCHI – (19 agosto 1754). Cavaliere Lorenzo, di Serravezza, già ammesso all’Ordine di S. Stefano come titolare di una commenda di padronato [XXX, 16].
MARI – (24 settembre 1770). Cosimo. Ottenne grazia di diploma di nobiltà da Pietro Leopoldo873 [XXX, 17].
MECHERINI – (9 settembre 1754). Lorenzo e Ranieri, figli di Niccolò, banchiere pisano. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche (priorato) [XXX, 18].
873 Soprattutto in considerazione del suo cospicuo patrimonio e il possesso di numerosi beni a Livorno. Pagò la tassa dei trecento scudi.
DEL MEDICO-STAFFETTI – (13 aprile 1772). Andrea, conte di Carrara ma domiciliato a Livorno. Ottenne grazia di diploma di nobiltà da Pietro Leopoldo874 [XXX, 19].
874 Pagò tassa di duemila lire alla Comunità pisana.
MICHON – (4 marzo 1765). Giuseppe, di Livorno. Graziato con diploma granducale di nobiltà concesso da Vienna nel 1764 [XXXI, 1].
MONTANELLI – (23 marzo 1768). Giovanni Battista, di Fucecchio. Graziato con diploma granducale concesso da Vienna875 [XXXI, 2].
875 Per l’ascrizione ai libri della nobiltà pisana pagò un’apposita tassa alla Comunità.
MONTEMERLI – (20 aprile 1761). Tommaso, di Campiglia. Graziato con diploma di nobiltà concessagli dal granduca. Presenze nell’Ordine di S. Stefano [XXXI, 3].
MONTI – (9 settembre 1754). Cavaliere Jacopo. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche e ammissione all’Ordine stefaniano [XXXI, 4].
MORANDINI – (29 luglio 1754). Francesco Ranieri, avvocato. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche [XXXI, 5].
MORDINI – (30 luglio 1759). Capitano Antonio, di Barga. Ottenne grazia granducale di diploma di nobiltà [XXXI, 6].
NERVI – (19 agosto 1754). Cavaliere Ignazio. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche sia in Pisa che in Firenze. Ammesso anche all’Ordine di S. Stefano876 [XXXI, 7].
876 Il comparente si riservò di addurre altre prove per ottenere l’ascrizione alla classe del patriziato pisano.
NUTI – (14 febbraio 1782). Cavaliere Pietro e i fratelli Agostino, Giovan Battista, Andrea di Pietrasanta. Ammissione all’Ordine di S. Stefano per fondazione di commenda di padronato877 [XXXI, 8].
877 La deputazione contestò l’ammissibilità del titolo di conte, che aveva prodotto. Avevano chiesto l’ammissione alla nobiltà pisana fin dal 1768, cfr. ASFi, Deputazione, 115, ins.34.
ORLANDINI DEL GALLENO – (10 maggio 1756). Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche (priorato) [XXXI, 9].
ORSI – (30 aprile 1754). Cavaliere Luigi, di Pescia. Ammissione all’Ordine stefaniano per fondazione di commenda di padronato [XXXI, 10].
ORSINI – (19 settembre 1768). Ignazio e figli. Ottenne grazia da Pietro Leopoldo del diploma di nobiltà878 [XXXI, 11].
878 Allegò comunque anche numerosi fedi pubbliche di onori ricevuti.
DELL’OSTE – (30 settembre 1754). Cavaliere Antonio. Ammissione all’Ordine stefaniano e fondatore di commenda di padronato [XXXI, 12].
PAGLI – (30 luglio 1759 e 20 settembre 1764). Conte Filippo, di Livorno. Riconosciuto nobile in virtù di
un motuproprio sovrano concesso da Vienna nel 1758. Ottenne in seguito anche grazia di un diploma di
nobiltà [XXXI, 13].
PANDOLFINI – (23 settembre 1754). Cavaliere Giovanni Battista. Ammissione all’Ordine di S. Stefano tramite fondazione di commenda di padronato [XXXI, 14].
PAVESI – (9 settembre 1754). Giuseppe, di Pontremoli. Graziato con diploma di nobiltà da Vienna nel 1754 [XXXI, 15].
PEREIRA – (16 dicembre 1754). Cavaliere Luigi879. Ammissione all’Ordine di S. Stefano e titolarità di una commenda di padronato [XXXI, 16].
879 Il comparente è oriundo di Miranda, in Portogallo.
PETRUCCI – (25 luglio 1757). Fabio, di Pontremoli. Ottenne grazia granducale di diploma di nobiltà, conferitogli da Vienna nel 1757 [XXXI, 17].
PIERACCHI – (24 settembre 1770). Giacomo e fratelli. Ottenne diploma di nobiltà dal granduca Pietro Leopoldo. Pagò tassa di 300 scudi alla Comunità [XXXI, 18].
PIERAZZINI – (27 gennaio 1777). Angiolo. Ottenne diploma di nobiltà da Pietro Leopoldo880 [XXXI, 20].
880 Pagò una tassa di 2000 lire alla Comunità.
PIERI – (21 luglio 1755). Lorenzo. Famiglia originaria di Urbino. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche (priorato per benda) [XXXI, 19].
PINI PALMERINI – (23 settembre 1754). Giuseppe. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche [XXXI, 21].
PRINI – (23 settembre 1754). Pier Gaetano, camarlingo della dogana di Pisa. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche (priorato) [XXXI, 23].
PUCCIARDI – (3 aprile 1793). Stefano Ranieri. Prima estrazione tra i priori il 4 marzo 1623 [LXVIII, 18].
QUARANTOTTO – (30 settembre 1754). Francesco, operaio della Metropolitana di Pisa881. Tra i primi onori che si dichiararono aver goduto, si ricordava un Bartolomeo ascritto tra i notai pubblici fiorentini nel 1492 [XXXII, 1].
881 Famiglia originaria di Montecatini in Valdinievole.
RIGHINI– (30 settembre 1754). Cavaliere Cristofano. Ammesso nell’Ordine stefaniano come fondatore di commenda di padronato [XXXII, 2].
DEL ROSSO– (23 settembre 1754). Francesco. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche (priorato)882 [XXXII, 3].
RUSCHI – (luglio 1754). Cavaliere Cammillo. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche (priorato). Ammissione nell’Ordine stefaniano come fondatori di commenda [XXXII, 4].
RUSCHI– (9 settembre 1754). Cavaliere Francesco. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche e presenze nell’Ordine di S. Stefano [XXXII, 5].
SALVI – (11 marzo 1805). Cavaliere Lorenzo, pupillo. Possesso dell’abito stefaniano dal 1712 per fondazione di commenda [LXXIV, 3].
SAMPIERI – (17 gennaio 1757). Giovacchino, «uno dei principali negozianti di Livorno». Graziato con diploma granducale di nobiltà concesso nel 1756 [XXXII, 6].
SANI– (1° luglio 1754). Cavaliere Lorenzo. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche (priorato) [XXXII, 7].
SANI – (1° luglio 1754). Lodovico. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche (priorato) [XXXII, 8].
SANMINIATELLI– (30 settembre 1754). Cavaliere Giovanni. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche (priorato) e presenze nell’Ordine stefaniano [XXXII, 9].
SANTUCCI – (27 gennaio 1755). Ranieri e fratelli. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche (priorato) e fede d’iscrizione all’Estimo pubblico [XXXII, 10].
SASSETTI – (16 dicembre 1754). Cavaliere Lorenzo. Ammesso all’Ordine stefaniano come fondatori di commenda. Godimento dei primi onori pubblici [XXXII, 11].
SCHIPPISI – (1° luglio 1754). Stefano. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche [XXXII, 12].
SCORZI– (9 settembre 1754). Bruno. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche e ammissione all’Ordine di S. Stefano come fondatori di commenda [XXXII, 13].
SEGHIERI BIZZARRI – (1° luglio 1754). Cavaliere priore Francesco. Residenze nelle maggiori
magistrature pubbliche (priorato) e presenze nell’Ordine stefaniano [XXXII, 14].
SIMONELLI – (9 febbraio 1756). Bartolomeo e fratelli. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche (priorato) e iscrizione all’Estimo pubblico [XXXII, 15].
SOTO – (9 giugno 1755). Gaetano. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche883 [XXXII, 16].
883 Famiglia originaria di Biella, in Piemonte. Fedi di godimento dei primi onori pubblici, tra cui una deliberazione dei signori Invitatori di Palazzo del granduca con cui si ammettevano la madre e la sorella del comparente al «godimento di Palazzo». La deputazione chiese prova ulteriore delle sostanze.
SPUNTONE – (9 settembre 1771). Giacomo. Chiese grazia di esser proclamato nobile per diploma sovrano884 [XXXII, 17].
884 Il comparente, un genovese agente del granduca a Lione, dichiarava di aver esercitato la mercatura, insieme al padre a Lione, e di avervi tenuto «banco di negozio», procurandosi però un più che cospicuo patrimonio. Il comparente aveva poi sposato una nobile spagnola.
STEFANINI – (23 marzo 1768). Giovanni Giorgio. Ottennero grazia di nobiltà per diploma di Pietro Leopoldo, dietro il pagamento di una tassa alla Comunità [XXXII, 18].
TADDEI – (Ammissione alla nobiltà di Pisa con decreto del 2 giugno 1790). Domenico885 e fratelli. Residenze nel gonfalonierato [LXV, 16].
885 Il comparente era professore ordinario di medicina teorica (allegò la fede di laurea).
TANUCCI – (13 gennaio 1755). Marchese Bernardo, segretario di grazia e giustizia nel regno delle due Sicilie. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche886 [XXXII, 19].
886 Iscrizione all’Estimo pubblico. L’istanza fu presentata al fine della «conservazione» della nobiltà pisana.
TIBURZI GIAMBONI – (23 settembre 1754). Camillo Ranieri. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche [XXXII, 20].
TILLI – (30 settembre 1754). Angiolo, lettore di botanica allo Studio pisano, e il fratello, avvocato a Livorno. Ammissione all’Ordine di S. Stefano come successori nella commenda Panzani. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche (priorato per benda) [XXXII, 21].
TITI – (1757). Cavaliere Pandolfo. Ammissione all’Ordine stefaniano per giustizia dal 1726887 [XXXII, 21].
887 Questa famiglia è inserita nello stesso fascicolo dei Tilli, pur non attestando alcuna parentela. Famiglia oriunda di San Sepolcro, città non fornita del grado di patriziato e quindi il comparente chiedeva l’ascrizione alla classe del patriziato di Pisa, dove godeva della cittadinanza dal 1690.
TOLOMEI – (16 dicembre 1805). Francesca888. Diploma di grazia di nobiltà granducale (24 agosto 1805) [LXXIV, 6].
888 La comparente è figlia di Averardo Tolomei e vedova di Claudio Antonio Tolomei (morto a seguito delle sofferenze patite ai tempi della sua prigionia in Francia).
TONINI – (1° luglio 1754). Cavaliere Pietro. Ammissione all’Ordine stefaniano con commenda di padronato [XXXII, 22].
VENTURINI– (30 dicembre 1754). Auditore Giovanni. Ammissione all’Ordine di S. Stefano come successore in commenda di padronato [XXXII, 23].
VENTURINI – (30 dicembre 1754). Cavaliere balì Ascanio, di Pontremoli. Ammissione all’Ordine di
S. Stefano come fondatore del baliato di Ferrara [XXXII, 24].
VENTURINI – (30 dicembre 1754). Cavaliere Giuseppe, di Pontremoli. Ammissione all’Ordine di S. Stefano [XXXII, 25].
VENTURINI GALLIANI – (4 ottobre 1796). Cavaliere Marzio del cavaliere Giovanni Battista, originari di Pontremoli. Ammessi all’Ordine stefaniano per fondazione di commenda nel 1691. Residenze nelle maggiori magistrature (priorato, prima residenza nel 1704)889 [LXX, 2].
889 Come erede universale della zia materna Ippolita Galliani, il comparente ne assunse il cognome.
DEL VIGNA – (10 giugno 1754). Domenico890. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche [XXXII, 26].
890 Il comparente dovette rinunciare pubblicamente all’esercizio di procuratore delle Comunità del distretto di Pisa (professione che aveva svolto da oltre 40 anni) e a tutti gli altri impegni che aveva con luoghi pii ecclesiastici e laicali.
VINCENTI – (9 aprile 1756). Capitano Giuseppe Maria. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche e godimento dei primi onori891 [XXXII, 27].
891 Famiglia originaria di Aix en Provence, ma residente a Livorno. Si allegarono certificati e fedi quali il pubblico invito alla corte granducale o al teatro, segni distintivi di uno status privilegiato.
VITALI – (5 aprile 1756). Francesco Andrea. Ottenne grazia di diploma granducale di nobiltà nel 1755892 [XXXII, 28].
892 Un avo del comparente aveva esercitato la mercatura a Livorno.
VIVIANI del VESCOVO – (Ammissione alla nobiltà di Pisa con decreto del 18 gennaio 1790). Avvocato Giacinto, governatore della Pia Casa della Misericordia. Residenze nella magistratura del priorato. Ammissione all’Ordine stefaniano893 [LXIV, 15].
893Ci si riserva di fare le provanze necessarie per ottenere anche la descrizione nella classe del patriziato come discendenti da un riseduto nelle maggiori magistrature cittadine nel 1514.
ZUCCHETTI – (10 giugno 1754). Cavaliere balì Giuseppe. Ammissione all’Ordine di S. Stefano per fondazione di commenda. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche (priorato)894 [XXXII, 29].
894 Il comparente si riservò di allegare prove ulteriori per registrarsi anche alla classe del patriziato pisano, oltre a presentare domanda per la classe dei nobili di Siena.