Il giorno 9 Febbraio 2011 , presso le Cappelle Medicee in San Lorenzo a Firenze – anche ad opera dell’Associazione San Giovanni di Dio – alla presenza di un nutrito gruppo di persone, è stata commemorata la figura di Ferdinando I de’ Medici (Firenze, 30 luglio 1549 – 7 febbraio 1609), Granduca di Toscana dal 1587 al 1609, sesto figlio maschio del granduca Cosimo I de’ Medici e di Eleonora di Toledo, fu fatto cardinale nel 1562 all’età di soli 14 anni, subito dopo la morte del fratello cardinale Giovanni. Tuttavia, a Pisa la malaria uccise sia la madre Eleonora sia i piccoli fratelli Giovanni e Garzia, e lui fu l’unico a sopravvivere e succedette sul trono del Granducato di Toscana a suo fratello Francesco I all’età di 38 anni.
La storica figura di Ferdinando I è legata anche alla prosecuzione delle attività ospedaliere dell’antico spedale vespucciano in Ognissanti, al momento dell’ascesa al trono decaduto ormai in uno stato deplorevole di degrado. Lo spedale fu fondato nel lontano 12 luglio 1400 da Simone Vespucci titolandolo Santa Maria dell’Umiltà: ebbe come scopo quello di accogliere poveri e pellegrini. Nel corso del XV secolo, terminato il patronato della famiglia Vespucci, passò sotto la sorveglianza dei Capitani del Bigallo, congregazione cui era affidata la sovrintendenza su tutti gli spedali. Il 4 febbraio 1588, il Granduca Ferdinando I de’ Medici affidò il possesso dello spedale ai frati di San Giovanni di Dio, ordine ospedaliero fondato in Spagna da Giovanni Ciudad nel XVI secolo. A partire dal 1635, i frati si occuparono anche dell’ampliamento della struttura dell’edificio: risale ai primi anni del Settecento la ristrutturazione, su progetto dell’architetto Carlo Marchettini, che conferì allo spedale l’aspetto attuale. Durante i primi decenni dell’Ottocento fu ampliata l’attività chirurgica che rimase attiva, nella sede storica di Borgo Ognissanti, fino agli anni Settanta del Novecento. Solo trent’anni or sono fu inaugurato il Nuovo Ospedale di San Giovanni di Dio di Torregalli e vi furono trasferite gran parte delle attività diagnostiche e di degenza.
Confidiamo in questo baluardo storico, affinché possa servire da sprone per il mantenimento della funzione pubblica della vecchia struttura affidata per lascito testamentario da Simone Vespucci alla cittadinanza bisognosa.